Questo strumento è la riproduzione del cosiddetto astrolabio di Valencia, che prese il nome dall’Armata di Filippo II (XVI secolo). Si trova attualmente al National Maritime Museum di Greenwich e la copia a cui ci siamo ispirati si trova nel Museo Navale di Madrid.
L’astrolabio nautico è una semplificazione dell’astrolabio planisferico o astronomico e può rivelare solo l’altezza degli astri. Attraverso l’esperienza dei navigatori acquisì la sua forma definitiva. In origine fu fabbricato in lamina di metallo e in legno, ma in seguito fu costruito in bronzo e in ottone, per fare in modo che il suo peso, quasi due chili, lo rendesse più stabile alle oscillazioni della nave.
L’astrolabio nautico è costituito semplicemente da un cerchio graduato con un asse al centro, fissato ad un’intelaiatura a croce - quattro assi, situati a 90° l’uno dall’altro - . L’intersezione con il cerchio del raggio situato a 180° è dove si concentra la maggiore massa del materiale con la quale è costruito l’astrolabio, affinché faccia l’effetto piombo e diminuisca la resistenza del vento o l’oscillazione del movimento della nave, mantenendo la posizione verticale anche nelle condizioni più difficili di navigazione in alto mare.
Il diametro verticale rappresenta la linea zenit-nadir e quello orizzontale la linea dell’orizzonte. Su questa linea è situato il grado zero, che corrisponde al grado 90 allo zenit. I portoghesi preferirono collocare il grado 90 sulla linea dell’orizzonte, per questo motivo la cifra indicata dall’alidada o dalla medeclina, l’elemento che ruota intorno al suo asse , indicava distanze zenitali invece delle altezze; in questo modo si evitava l’operazione di sottrazione. Disponeva inoltre di un anello o gancio di sospensione per introdurvi un dito e sostenere l’astrolabio.
Questo strumento era utilizzato per misurare l’altezza degli astri, generalmente della Stella Polare o del Sole a mezzogiorno. A questo scopo, la medeclina aveva due piccole piastre, le pinnule, forate al centro, attraverso le quali si guardava verso le stelle o si proiettava la luce del sole per prendere di mira l’astro.
Lo scopo originario di questo strumento era il calcolo di una delle coordinate posizionali, la latitudine, osservando l’altezza del Sole.
Gli astrolabi nautici utilizzati per misurare l’altezza del Sole erano differenti da quelli che misuravano l’altezza delle stelle. I fori di mira erano più stretti ed invece di mirare attraverso di essi, i naviganti mantenevano sospeso l’astrolabio all’altezza della vita facendo ruotare la medeclina in modo che la luce del Sole passasse attraverso i fori e si proiettasse su una superficie. Con il cerchio graduato misuravano quindi l’altezza del Sole. Questa operazione, che normalmente era effettuata pochi minuti prima di mezzogiorno, era chiamata dalle genti di mare “pesare il Sole”.
I marinai dell’epoca, pesando il Sole con gli astrolabi nautici, furono in grado di navigare nell’Oceano Atlantico, Indiano e Pacifico. Fu utilizzato da Colombo, dai fratelli Pinzón, da Vasco de Gama e da Juan de la Cosa, e altri nei secoli XV-XVII.
A metà del XVI secolo cominciò la sua decadenza, rimpiazzato dalla ballestriglia e in seguito dal quadrante di Davis.
Pochi astrolabi nautici sono giunti fino ai giorni nostri, tuttavia, con lo sviluppo dell’archeologia subaquea è stato possibile recuperarne numerosi esemplari.
Attualmente il numero di Astrolabi catalogati dal Museo Marittimo di Greenwich ascende a 80. La maggior parte di essi sono conosciuti con un nome, normalmente quello della nave o del luogo dove furono rinvenuti.